Berlusconi: “aprire commissione di inchiesta su Napolitano”

Pubblicato il 31 dicembre 2012

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Silvio Berlusconi ospite a “Radio Capital” continua il suo tour mediatico e rilancia l’ipotesi di una “commissione di inchiesta sulla caduta del mio governo nel novembre 2011”. Il cavaliere, quindi, si prepara a chiedere delle indagini sul Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “La commissione di inchiesta sulla nascita del governo Monti dovrà accertare anche il ruolo del Presidente della Repubblica. Non voglio dare giudizi al riguardo, sarà una commissione di inchiesta eventualmente a far emergere ruoli che ciascuno ha svolto in quell’occasione”.

Secondo Berlusconi, “le ragioni che rendono necessaria una commissione per fare chiarezza, sono legate all’uso criminale dello spread. Certamente ci fu un uso criminale dello spread che nessuno conosceva e che portava a un aumento solo di 2 punti e quindi intorno a 5 miliardi di spesa in più nel 2011. Di fronte di 800 miliardi di spesa pubblica nell’anno, 5 miliardi sono un’inezia che si può, come abbiamo trovato modo di non far pagare l’Imu agli italiani, recuperare in piccolissimi aggiustamenti di tasse su giochi, scommessi, tabacchi e alcolici”.

Poi l’ex Premier è tornato ad attaccare Fini: “Sono stati tanti gli interventi che hanno concorso in quella direzione, primo tra tutto il tradimento di Fini. Quale è stata la promessa fatta a Fini perché compisse quell’atto di tradimento degli elettori e contro le leggi della democrazia? Credo che ne verranno fuori delle belle, anzi delle brutte”.

Su Monti, Berlusconi ha dichiarato: “Perché si è schierato completamente sulla linea di queste cancellerie europee? Io non credo che questo sia completamente vero, se fosse vero sarebbe molto grave. Non credo che ci siano poteri stranieri che manovrano per Monti. Ma è chiaro che gli altri Paesi difendono i loro interessi e un premier italiano come Berlusconi dopo un po’ non gli piaceva così tanto. Il fatto che io fossi irriso dai miei colleghi è una menzogna. Io ero temuto, perché avevo una cognizione diversa dell’economia”.

Infine il cavaliere ammette d’aver ricevuto una certa “delusione” per il consenso espresso da una parte del Vaticano al professore: “Non posso dire di essere contento del Vaticano. Ma io sono sereno sapendo come stanno le cose. Ho fatto molti interventi sui temi etici e i rapporti dello Stato italiano con lo stato Vaticano e ho ricevuto molti apprezzamenti ed elogi, per questo alla fine credo contino le cose concrete. Nel programma presentato da Monti, che ho letto velocemente, non c’è una sola parola suo temi etici che sono così importanti per la Chiesa”.

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Monti: “Votatemi per non darla vinta ai populismi”

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Monti, dopo settimane di parole quiete e toni bassi, “sale” in politica e incomincia a preparare la sua campagna elettorale: “Le elezioni parlamentari del 2013 decideranno se l’Italia continuerà ad essere una grande nazione al centro della politica europea e internazionale, o se invece il nostro Paese scivolerà verso uno scenario di marginalità e isolamento sulla spinta dei populismi di destra e di sinistra”.

“La scelta riguarderà la nostra capacità di recuperare lo slancio e le energie che abbiamo saputo mostrare nelle fasi migliori della nostra storia recente, o se invece prevarrà la tentazione di un ripiegamento sulle nostre debolezze. Per questo abbiamo deciso di offrire alle italiane e agli italiani la possibilità di dare il proprio voto ad una formazione politica diversa da quelle che hanno animato il ventennio della seconda repubblica, i cui risultati sono oggi di fronte agli occhi di tutti” ha sostenuto il professore.

Sul sito agenda-monti.it si può leggere questo messaggio, che da definitivamente il via all’ascesa di Monti in politica: “Un movimento che nasca dall’unione tra l’associazionismo civico, che testimonia della vitalità della società civile, e la politica più responsabile. Un movimento che raccolga il testimone dell’esperienza di governo guidata da Mario Monti, che in soli tredici mesi ha restituito all’Italia credibilità e affidabilità dentro e fuori i confini nazionali, e che intenda proseguirne il lavoro, dopo l’emergenza finanziaria, con la prospettiva di una legislatura e con il consenso di milioni di italiani, verso un obiettivo di crescita sostenibile e di occupazione. Un movimento popolare e riformista che si rivolga a quegli elettori che da tempo sono in cerca di una nuova offerta politica, che sia finalmente capace di innovare i limiti dei vecchi partiti e di realizzare le riforme necessarie a restituire slancio e vitalità ad una grande nazione com’è e come deve rimanere l’Italia. Questo dobbiamo ai giovani e alle future generazioni di italiani”.

“Noi abbiamo la nostra agenda e non abbiamo l’esigenza di posizionarci rispetto al PD. Il nostro programma è chiaro e conta solo quello” ha dichiarato Monti in risposta a Bersani, che ieri aveva chiesto chiarezza al professore sulle future relazioni tra il movimento “agenda Monti” e il centrosinistra. “Se questo centro nascesse con l’idea della subalternità al PD avrebbe fallito in partenza. Noi non siamo o saremo mai un centro di comodo” ha dichiarato Casini in un’intervista al “Messaggero”.

Luca Cordero di Montezemolo è da tempo schierato con Monti, ma dichiara di non avere intenzione di accettare incarichi di governo: “Come ho detto tante volte in passato non chiedo nulla per me in cambio del mio impegno e non mi candiderò. Continuerò a fare il mio lavoro di imprenditore e di manager, senza però lasciare l’impegno pubblico. Sosterrò il mio movimento che si appresta a trasformarsi in qualcosa di molto più ampio e diverso di cui non sarò io il leader. Il sostegno? Avverrà prima e dopo le elezioni ma in una posizione che non dovrà prestarsi ad alcun equivoco su eventuali conflitti di interesse. Qualsiasi riferimento alla Dc è fuori da ogni prospettiva storica reale, perché nel progetto di cui Monti è il leader Italia Futura sarà la componente laica e liberale di un ampio fronte della società civile che comprende anche personalità del mondo cattolico”.

Dalle pagine del Corriere arriva al Professore anche l’appoggio di Elsa Fornero: “Sono molto d’accordo con l’agenda Monti. E ritengo importante, e anche coraggioso, quello che ha fatto Mario Monti, ossia rompere lo schema politico che per quasi 18 anni ha caratterizzato la vita pubblica di questo Paese”. Anche la Severino si è dichiarata felice della scelta del professore: “Un atto di grande coraggio e impegno verso il Paese. Monti era ed è in una posizione istituzionale ben diversa dalla mia. Avrebbe potuto fare una scelta di comodo, vestendosi da padre nobile della Patria o cercare di dare continuità alla sua azione di governo, rischiando in prima persona.”

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Fiscal cliff USA, accordo vicino

Boehner ObamaIl fiscal cliff degli USA è vicinissimo, mancano meno di 24 ore, e oggi democratici e repubblicani sono impegnati nell’ennesimo round delle trattative.
Poco fa Mitch Mitchell, leader dei repubblicani al Senato, e il vice-presidente Joe Biden hanno annunciato che l’accordo è vicino.

I due rappresentanti politici si sono incontrati nella prima mattinata e stanno lavorando sull’accordo dell’ultimo minuto. L’accordo attuale sembra essere il punto d’incontro delle proposte dei due fronti in campo: l’aumento delle tasse utile alla riduzione del deficit verrà fatto pesare sulle famiglie con un reddito totale superiore ai 450mila dollari, oppure su singoli individui con reddito superiore a 400mila dollari.

Maurizio Molinari de “La Stampa” dice che Obama potrebbe andare già oggi a Capitol Hill per firmare l’accordo con i leader dei repubblicani.
Ufficialmente, è stato comunicato che gli spazi dei lavori potrebbero allungarsi fino al 2 gennaio, prima di crollare nel baratro fiscale. Tuttavia, l’impegno attuale sembra quello di voler concludere le operazioni prima della conclusione del 2012.
Mentre continuano i serrati lavori per trovare un accordo per salvare l’economia statunitense dal fiscal cliff, il gioco dello scaricabarile viene esteso dalle trattative per l’accordo alle accuse di chi sia la colpa: Obama, ieri, ha accusato apertamente i repubblicani, mentre Boehner (leader repubblicano alla Camera) continua a ribadire come Obama non sia un leader, perché punta a dividere le forze politiche invece di unirle.

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l'india degli stupri

India stupriGli stupri in India sono all’ordine del giorno e sono di più tipi; esiste una cultura dello stupro che non trova sanzioni, soprattutto culturali. L’etichetta di “cultura dello stupro” è stata coniata da Arundhati Roy.
In India, unico paese al mondo, si assiste oltre a statistiche inquietanti (24.206 stupri solo nel 2011) anche al fatto socio-antropologico che gli stupri si possono qualificare per categorie, tra le quali uno dei più frequenti fenomeni è lo “stupro coniugale” che sembra essere la categoria predominante. Poi segue quella dello stupro di donne in città, categoria ormai nota anche nei paesi occidentali e cioè “le donne che se lo cercano”, secondo la tesi machista e primitiva che vede nelle donne solo delle prostitute, dei “pezzi di carne”: se camminano per strada da sole vestite all’occidentale significa che “meritano”, che “chiedono” di esser stuprate. Un fenomeno assurdo e orribile che ha trovato i suoi epigoni anche in parroci cattolici italiani e in molti processi per stupro in Italia.

In India c’è anche lo “stupro patriottico”: l’esercito indiano come in Kunan-Pushpora e Shopian in Kashmir ha organizzato stupri al fine di dare una lezione a una popolazione in cerca di auto-determinazione, come dfatto al IPKF in Eelam, o nel Manipur; lo stupro di donne musulmane in Gujarat; lo stupro di donne in stato di custodia cautelare come in quello che è successo a Chidambaram Padmini e, soprattutto, fenomeno ormai tristemente comune, fenomeno di casta indù, lo stupro di donne Dalit, come lo stupro di Surekha Bhotmange e sua figlia in Khairlanji.

Quando i giornalisti indiani tentano di denunciare tali fenomeni (che accadono quasi quotidianamente) sono obbligati ad aggiungere l’aggettivo “presunto” prima della parola “stupro” altrimenti vengono perseguiti per mancanza di “correttezza”. La domanda che si pongono con rabbia ormai i cittadini indiani è principalmente la seguente: l’appartenenza ad una casta, l’indossare una uniforme, l’avere un peso politico ed economico giustifica concessioni più o meno occulte di immunità in caso di reati come lo stupro ?
Alcune donne vengono violentate dai mariti dentro casa e quando sono portate al Pronto Soccorso sanguinanti dopo una notte di sesso forzato sono costrette ad assistere ai sorrisi scintillanti dei medici che si congratulano con il marito per la sua virilità ! Tale situazione in India non è penalmente perseguibile ! Nessun Tribunale protegge queste donne dagli stupri domestici.


In una sentenza pronunciata proprio a dicembre, il giudice distrettuale J.R. ARYAN di Delhi ha detto, “IPC (il codice penale indiano, ndr) non riconosce alcun concetto come lo ‘stupro coniugale’. Se denunciante era una moglie legalmente sposata con l’imputato, il rapporto sessuale con lei, come secondo le accuse, non costituirebbe reato di stupro, anche se il rapporto sessuale sia stato ottenuto dal marito con la forza o contro la volontà della moglie “La traduzione dal “legalese” alle donne indiane: I Vostri mariti possiedono i Vostri corpi e il matrimonio è solo una licenza per un uomo per poter fare sesso gratis e farla franca a seguito di stupro ripetuto sulla moglie.
Questa è la triste situazione della maggioranza delle donne indiane!

La gente si domanda: quale giustizia possono avere le donne indiane senza una seria riforma della Giustizia, senza l’interessamento di organismi internazionali ? Nel trattare casi di stupro, vari giudici hanno dimostrato di essere incarnazioni dei capi del “khap panchayat”. Per quei pochi che non lo sapessero il “khap panchayat” è una casta religiosa basata su un consiglio di capi setta che vieta il matrimonio contro le norme sociali che vedono la divisione in India fra caste, fino ad ordinare il delitto d’onore in caso di violazione di tali norme. Il caso più celebre è stato l’omicidio “rituale” di due ragazzi che si sono sposati contravvenendo a tali norme tribali. Il caso, chiamato “Manoj-Babli” dal nome dei due giovani è passato alla storia giudiziaria indiana, quando i due sposi Manoj Banwala e Babli nel giugno 2007 vennero uccisi per “onore della casta di appartenenza”. Il successivo procedimento giudiziario ha storicamente condannato gli imputati per un delitto d’onore su ordine della casta. L’uccisione fu ordinata da un khap panchayat (khap), la casta religiosa basata consiglio tra Jatts , nel loro villaggio Karora in Kaithal. Il khap addirittura aveva ottenuto dallo Stato un decreto che vieta il matrimonio contro le norme sociali della divisione in caste. Queste caste basate consigli sono comuni nelle regioni interne di diversi stati indiani, tra cui Haryana, Uttar Pradesh occidentale, e parti del Rajasthan , e hanno operato con l’approvazione del governo per anni. In ogni caso, il governo dello stato non ha espresso alcun preoccupazione per la decisione del panchayat khap. La sentenza della panchayat Khap si basava sul presupposto che Manoj e Babli appartenevano alla Banwala gotra , una comunità Jat, e sono stati pertanto considerati fratelli pur non essendo direttamente correlati e qualsiasi unione tra loro non sarebbe stata valida e quindi incestuoso .

Tuttavia, la coppia è andato avanti con il matrimonio, dopo di che sono stati rapiti e uccisi dai parenti di Babli. Nel marzo 2010 un tribunale distrettuale ha condannato i cinque autori,e per la prima volta un tribunale indiano si è pronunciato con una condanna in un caso di delitto d’onore. Il capo del khap che ha ordinato l’esecuzione dei due giovani sposi, ma non ha preso parte alle uccisioni, ha ricevuto una condanna a vita , e il conducente coinvolto nel rapimento fu condannato a sette anni di carcere. Secondo il ministro dell’Interno P. Chidambaram il governo centrale decise a seguito della vicenda di proporre una modifica del codice penale indiano (IPC) in risposta alla morte di Manoj e Babli, facendo delitti d’onore un “reato distinto”.

Due anni fa, nel trattare il caso di una ragazza minorenne vittima di uno stupro di gruppo, i giudici H.S. BEDI e J.M. PANCHAL della Corte Suprema dell’India hanno dichiarato che “non si può presumere che un querelante sarebbe sempre in grado di raccontare la verità sullo stupro”. Hanno aggiunto: “In casi di violenza sessuale, la testimonianza della vittima non può essere considerata la verità del Vangelo.” Contraddicendo ormai una realtà giudiziaria universalmente riconosciuta: la testimonianza della vittima è l’unica vera fonte di prova, che poi deve essere sostenuta, sorretta e resa ancora più evidente da perizie mediche o da altre testimonianze. Le vittime in Iindia (e non solo) vengono sottoposte ad un “pressing” di sentimenti di vergogna e riprovazione morale: “Puoi anche denunciare un uomo di averti stuprata, ma dovrai essere creduta. Forse non sarai creduta, ma la vergogna su di te sarà immensa !” è questa la filosofia dei magistrati indiani, misogini e non assegnanti alcuna fiducia o credibilità nelle donne vittime di abusi e violenze.
Le donne in India, imprigionate nel falso orgoglio investito nella verginità e nell’onere glorificato della castità, soffrono perché sono viste solo come oggetti sessuali invece di persone, esseri umani di sesso distinto da quello del maschio.
Il maschio indiano non solo non può nemmeno lontanamente immaginarsi la possibilità di una donna che vuole fare sesso autodeterminandosi nella sua legittima libertà sessuale, ma non può nemmeno immaginare una donna che vuole rifiutare il sesso. Il loro consenso è dato per scontato, questo dà il via libera alla cultura della “violenza sessuale”.
L’amore, inteso con la A maiuscola, viene considerato “un atto immaturo” (vedasi il caso dei due sposi uccisi suindicato). La violenza sessuale e la violenza in genere si manifesta anche nei casi di tentati matrimoni tra appartenenti a caste diverse: il mese scorso, i Ramadoss-led PMK hanno bruciato 300 case in tre colonie Dalit in Dharmapuri al solo fine di mettere in guardia le donne di casta indù dal non sposare uomini Dalit.

L’India ha dato una medaglia al valore a SP Ankit Garg, che ha ordinato la tortura dell’insegnante Soni Sori.di Dantewada. L’uomo dell’ordine costituito ha spogliato la detenuta, l’ha sottoposta ad elettroshock e le ha ripetutamente infilato oggetti contundenti sia nel retto che nella vagina.

La morte della povera ragazza violentata e uccisa sull’autobus era una tragedia annunciata. Infatti la Polizia di Delhi ha legittimato stupri nella regione anche prima sempre sbandierando la mentalità del “è lei che lo ha chiesto” ed “è stata consensuale la maggior parte del tempo” (che ricorda le strategie processuali di alcuni “grandi avvocati italiani” difensori degli stupratori e portatori nelle aule di giustizia italiana di una mentalità medievale e retrograda). I poliziotti hanno accusato le giovani donne di non stare all’interno dei loro confini imposti dalla società e dalla casta; le hanno accusate di indossare gonne corte; di non essersi dovutamente coperte; di avere bevuto vodka; di avere provocato uomini “attraenti”. Un poliziotto ha dichiarato apertamente che lo stupro non sarebbe accaduto senza la “provocazione” della ragazza. Nessuna azione disciplinare seria è stata presa nei confronti di qualsiasi di questi poliziotti.
Mentre la folla indiana chiede giustizia e riforme, lo Stato risponde con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
L’India non è uno stato democratico: è un paese primitivo dove ancora esistono razzismi sociali e religiosi, caste sociali e leggi inadeguate; dove i Tribunali sono una scimmiottatura del sistema giuridico anglosassone: non esistono libertà e diritti, ma solo privilegi di casta e di censo, con medaglie ai servi carnefici di tale società ingiusta.
E’ questa la nazione “civile” che dovrebbe giudicare con un equo processo, con un “due process of law” i nostri Marò ? Sono queste la Polizia e le Procure che hanno indagato sui nostri Marò ? Quelle stesse che hanno lavato il pullman dove è stata violentata ed uccisa la ragazza indiana, al solo fine di proteggere i sette stupratori ?

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Lega Nord, Calderoli: “Ferrara premier”

Calderoli bello“Repubblica” aveva bisogno di un’intervista originale a un membro della Lega Nord.
La scelta non poteva che ricadere su Calderoli. Dopo la proposta, di pochi giorni fa, della candidatura a premier di Tremonti, in un alleanza con Berlusconi, oggi esce con una nuova proposta: “Ferrara premier”.

Calderoli sembra non ascoltare le voci che escludono assolutamente l’alleanza Lega-PdL per le prossime elezioni, nonostante alcuni esponenti del partito di centrodestra, come La Russa, cerchino di riallacciare i rapporti.

L’ex Ministro invita, un’altra volta, Berlusconi a farsi da parte per accettare la proposta della Lega Nord: “Faccia il capo della coalizione, tanto lui a Palazzo Chigi si annoia. E indichi un altro candidato. Perfino la Coca Cola, che è il prodotto più venduto nel mondo, a un certo punto si è dovuta inventare la versione light”.
Con l’ultima metafora, probabilmente, farà invidia a Bersani per il livello di nonsense raggiunto.

Il giornalista di “Repubblica” ha sollecitato Calderoli sul nome del candidato premier ideale per un’alleanza PdL-Lega: “Penso che spetti al partito di maggioranza indicare un nome. Io ho fatto quello di Tremonti, ma a loro non va bene. Si potrebbe guardare al di fuori della politica pura”. Cerca di non fare nomi, poi. Ma viene sollecitato: “Mi rendo conto che è fantapolitica… Giuliano Ferrara. È stato Ministro con Berlusconi, non ha incarichi di partito. Insomma, qualcuno che possa rappresentare una novità, con l’antipolitica che dilaga”.

Calderoli parla, come pochi giorni fa, di previsioni elettorali, da esperto del “Porcellum”: “Un mese fa quando sembrava che si sarebbe votato con una nuova legge elettorale avrei detto che Bersani aveva già vinto, ma siccome resta quella vecchia lo scenario cambia. Al Senato, ma se va bene, il centrosinistra dovrà accontentarsi di un pareggio e forse sarà, addirittura, sconfitto. Monti porta via voti al Pd sul versante moderato e Ingroia sulla sinistra. Se il centrodestra si presenta unito la partita è apertissima, forse anche alla Camera”.


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Alun Morgan si risveglia dopo ictus e parla altra lingua

Alun MorganAlun Morgan si risveglia dopo ictus e parla altra lingua: 81 anni, era stato in Galles durante la seconda guerra mondiale, ma non ci tornava da 70 anni. Nel frattempo non aveva frequentato persone parlanti gallese né ha mai studiato il cimrico.

Non è chiara quanto sia stata lunga la sua permanenza in Galles, i giornali inglesi parlano di pochi mesi o di qualche anno fatto sta che, recentemente colpito da un’ischemia che gli ha provocato afasia (alterazione del linguaggio legata a lesioni delle aree cerebrali deputate alla sua elaborazione) ha cominciato ad esprimersi in gallese. Dopo le 3 settimane occorse per riprendere conoscenza dopo l’ictus, il signor Morgan non ricordava più l’inglese e la moglie gli ha fatto da tramite con il personale medico. Ora sta studiando nuovamente la sua lingua madre con l’ausilio del servizio di assistenza di Comunicazione, gestito dalla Stroke Association a Bath.

Casi simili:

Kay Russell del Gloucestershire dopo una fortissima emicrania ha iniziato a parlare con accento francese. Sarah Colwill, 35 anni, di Plymouth, Devon, anche lei dopo un emicrania cominciò a parlare con accento cinese. Ad entrambe è stata diagnosticata la “sindrome da accento straniero”: rarissima disfunzione neurologica che si manifesta a seguito di ictus o di gravi traumi cranici.

Sono circa 60 i casi accertati di persone colpite da questa singolare sindrome dal 1941 ad oggi.

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Pavia: intimidazioni, case in fiamme e criminalità urbanistica

Comune PV

“La mafia al Nord non esiste”. Risuona continuo quel motivetto ilare di un politico pronto a lanciarsi per prendere la guida di una delle maggiori regioni di quel Nord.
Nel frattempo, ci sono cittadine in cui la mafia agisce disturbata solamente da alcune indagini che condannano, in primo grado, tanti colletti bianchi. E ci sono politici di ogni livello che prendono voti dalle ‘ndrine “a loro insaputa”.
Le voci che parlano, ancora prima dei risultati delle indagini, sono di pochi giornalisti e attivisti che decidono di aprire gli occhi e guardare in profondità. E le ritorsioni si chiamano intimidazioni e case in fiamme.

Di cosa non si deve parlare a Pavia?
A Pavia non si deve parlare di mafia e di criminalità urbanistica.

Insieme per Pavia è una lista civica, ispirata da Giovanni Giovannetti, cui collaborano alcuni elementi come l’avvocato Francesco Maurici, e rappresentata nel Consiglio comunale di Pavia da Walter Veltri. Le loro lotte principali sono nel campo dell’urbanistica: numerose sono state le denunce in varie sedi di abusi edilizi, per non parlare delle analisi riguardanti i piani regolatori comunali.
A metà febbraio le vetrine della sede del gruppo sono state sfasciate a picconate. Da allora, gli elementi sopracitati hanno subito atti intimidatori di crescente intensità.
Tutti questi elementi scrivono sul blog in cui vengono esposte queste denunce: “DireFareBaciare – luogo di sconfinamenti”.

Francesco Maurici è un avvocato con uno studio a Pavia, in via Roma, zona centrale vicina all’Università. Il suo ambito di lavoro è, principalmente, quello dell’urbanistica.
A novembre, sulla porta dell’ufficio, sono comparse due croci nere. Sono state cancellate. Sono ricomparse, subito dopo.

Walter Veltri, consigliere comunale di Pavia, per la lista “Insieme per Pavia”, all’opposizione, nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 dicembre, ha visto la sua auto bruciare. Si era parlato di cortocircuito, poi si è visto che la macchina era bruciata solamente all’interno del veicolo e, a quel punto, sarebbe stato un incidente assai selettivo nell’opera. L’incendio doloso è stato, poi, confermato, visto che l’impianto elettrico non mostrava il minimo sovraccarico. Per la cronaca, quella notte faceva anche un freddo becco e ha nevicato.

Giovanni Giovannetti è un giornalista e, soprattutto, un’attivista.
Due settimane fa, mentre non era in casa, ha subito una visita di ladri molto selettivi: non hanno preso nulla, ma hanno svuotato i cassetti e messo a soqquadro la casa. Si pensa che qualcuno stesse cercando le carte relative alle sue ricerche. L’intimidazione è una seconda ipotesi.
Ieri sera, chiunque sia stato, è andato oltre l’intimidazione. La casa di Giovanni è stata data alle fiamme: i Vigili del Fuoco hanno trovato la porta del seminterrato aperta quando sono arrivati. Il vicino di casa, visto che il giornalista era fuori, è riuscito a chiamare i Vigili in tempo e le fiamme hanno avvolto solo il seminterrato dell’abitazione. Giovanni riconosce che il fatto della porta aperta è chiaro segno di far intendere che l’incendio sia doloso.

Queste persone sono impegnate per cercare di evitare intromissioni criminali nell’ambiente dell’urbanistica. E, proprio in queste settimane si sta discutendo il “Piano di Governo del Territorio” del Comune di Pavia.
Guarda caso, proprio nelle stesse settimane, di fronte al Palazzo del Municipio era comparso uno scatolone con la scritta “Bomba”, subito bollato come ragazzata. Intanto, il Sindaco, Alessandro Cattaneo, ha sollecitato indagini della Procura.
E, intanto, PdL e Lega hanno tolto dal Piano di Governo alcuni interventi di privati.

Fino a quando si trattava di croci, si pensava a qualche sciroccato. Con la macchina, la casa a soqquadro e ora un incendio alla casa, la coincidenza non sembra più rintracciabile in tutti questi avvenimenti.

Vanno rintracciati gli autori di queste azioni.
E questi fatti vanno chiamati con il loro nome: intimidazioni mafiose.

Allego, qui sotto, il post scritto da Giovanni Giovannetti sul blog “DireFareBaciare” pochi minuti fa:

“Ladri” nuovamente in casa mia, anzi piromani. E se la notte tra il 30 e il 31 dicembre le fiamme non hanno avvolto l’intera abitazione lo si deve al tempestivo allarme dato da un vicino: fuoco nel seminterrato, la porta che dà sul cortile spalancata (in modo che non restassero dubbi sulla natura dolosa dell’incendio) così da rendere visibili le fiamme. Se l’allarme fosse scattato con qualche ritardo, se le fiamme si fossero via via propagate all’intero seminterrato, ora non saremmo qui a lamentare danni in fin dei conti contenuti (qualche centinaio di libri andati in fumo e poco più).
Un “ladro” mi aveva già fatto visita un paio di settimane prima (di nuovo tra domenica e lunedì). Forzando la finestra della cucina, nottetempo qualcuno era entrato, aveva aperto i cassetti e gli armadi in tutte le stanze per poi andarsene senza rubare niente. Un avvertimento: quasi a dire “non sentirti al sicuro nemmeno in casa tua; qui noi entriamo quando ci pare”.
A meno di non credere alla visita della befana, sembra scontato il nesso con le recenti battaglie sulla criminalità urbanistica (le lottizzazioni abusive di Punta Est al Vallone e di Green Campus al Cravino, oltre alla illecita cementificazione delle Ortaglie di via Langosco, per citare le più recenti) condivise con Franco Maurici, Walter Veltri, Paolo Ferloni e gli altri esponenti della lista civica Insieme per Pavia.
Sabato 15 dicembre l’auto del Consigliere comunale Veltri è andata a fuoco. Meno di un mese prima, sopra l’ingresso dello studio dell’avvocato Maurici per due volte qualcuno ha disegnato croci a morto.
Ma già il 16 febbraio, le vetrine di Insieme per Pavia sono andate distrutte a picconate; anche in questo caso era la seconda volta.
Il 17 maggio al blog Direfarebaciare è stato inoltrato questo anonimo commento, l’ultimo di una serie: «Stanotte è morto un mio amico. Siate più buoni. Non fate che qualcuno desideri danzare sulle vostre tombe».
Tutto questo per quale scopo? Atti intimidatori, volti a farci recedere dal denunciare la diffusa criminalità urbanistica cittadina? Le fantomatiche mafie? No, si direbbe una reazione emotiva (e sottolineo emotiva): voi danneggiate noi e noi danneggiamo voi, distruggendo vetrine, bruciando case e auto. Per ora rileviamo solo danni alle cose.
Ma al pari di certi episodi, desta inquietudine il laissez-faire delle Forze dell’ordine: secondo taluni l’incendio all’auto di Veltri, una Opel, non andava ritenuto doloso poiché «nei paraggi non era stata rinvenuta nessuna tanica di benzina» (sic!); l’auto non è stata poi sottoposta a sequestro e non si sono avuti accertamenti («sono indagini costose», hanno detto), anche dopo che il responsabile assistenza Opel Fabio Marazzi aveva potuto rilevare «l’integrità di tutto l’impianto elettrico presente nel vano motore, a partire dai fusibili di potenza dell’impianto situati nel vano batteria anteriore». Come ha scritto il perito, «non sono presenti segni di surriscaldamento che indurrebbero ad ipotizzare un cortocircuito».
I due carabinieri in borghese venuti a casa mia il giorno dopo la prima “visita” hanno ignorato alcune impronte lasciate dal “visitatore”, ben chiare sulla neve. Peggio: ci sono passati sopra. Solo sciatteria?
In gioco non è solo qualche bene immobile, ma la stessa coesione sociale, il senso della comunità, dopo che per anni le stesse istituzioni hanno sistematicamente gufato con affaristi e lestofanti interni ed esterni. Come è ovvio, la solidarietà di molti in queste ore è stata ben gradita. Ma ancora più gradito sarebbe l’abbozzo di una riflessione autocritica da parte di chi – a destra così come a sinistra – per decenni omertosamente ha taciuto le illecite istanze corruttive ai più alti quadri istituzionali, favorendo la rassegnazione quando non l’assuefazione civica, di fronte alla truffaldina deroga alle regole. E sto parlando dei responsabili politici e morali di questa deriva.


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Cina: sarà obbligatorio per legge far visita agli anziani

104-year-old-Chinese-womanCINA- Sarà obbligatorio per legge far visita agli anziani: approvata dal Congresso del Popolo lo scorso venerdì un emendamento davvero particolare. A partire dal primo luglio 2013 sarà obbligatorio fare visita ai parenti anziani. La norma rientra in un pacchetto legislativo per la tutela dei diritti degli anziani.

Sul sito ufficiale del governo si legge : I componenti della famiglie che vivono lontano dagli anziani dovranno visitarli spesso e i datori di lavoro dovranno garantire il relativo permesso“. Non sono chiare le sanzioni previste nè la frequenza obbligatoria. Forse per rimediare a 30 anni di politica del figlio unico che ha prodotto, com’era prevedibile, un aumento considerevole della popolazione degli anziani: più di 184 milioni di ultrasessantenni secondo stime del 2011, cifra destinata a toccare il 30% della popolazione entro il 2050 ( la media mondiale si attesta al 20% ).

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Der Spiegel pubblica necrologio di George W. Bush ma lui non è morto – FOTO

FOTO- Der Spiegel pubblica necrologio di George W. Bush ma lui non è morto : all’ottantottenne George H. W. Bush, ricoverato in ospedale negli ultimi giorni , è stata accellerata la morte. Per errore il noto settimanale tedesco Der Spiegel ne ha pubblicato il necrologio, rimasto on line per poco e poi cancellato. Non abbastanza velocemente per evitare la figuraccia e l’effetto viral su Twitter . Ecco le scuse: ” “Tutte le redazioni – si legge – preparano necrologi per figure selezionate. Il fatto che quello di Bush padre sia andato online è stato un errore tecnico. Scusate!”.


necrologio bush

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Montezemolo non si candida

LucaLuca CordMontezemolo ha lanciato l’iniziativa di “Italia Futura”, ha approvato l’appoggio centrista a Monti e ora annuncia che non si candida. Il leader di “Italia Futura” seguirà e dirigerà la propria iniziativa politica dall’esterno del Parlamento.

È una sorta di conferenza stampa quella in cui annuncia di non candidarsi, perché la notizia è riportata in un’intervista su “Repubblica” e in una nota sul “Corriere”.
Montezemolo, oltre a presentare la propria volontà di non candidarsi, ha spiegato qualche dinamica interno al movimento centrista-montista.
Sembra che i leader si stiano accordando per presentare due listoni a sostegno di Monti: una prettamente “politica” e una composta solamente da membri della “società civile” (come se la società civile non facesse già parte della politica).
Nel primo vertice era stato deciso di concorrere con liste divise, sotto un’unica coalizione. Il prossimo vertice con Monti sarà decisivo, visto che dal primo sono uscite posizioni molto diverse. Oggi, ad esempio, Passera ha deciso di non candidarsi, e il Ministro per lo Sviluppo era uno dei maggiori sostenitori della lista unica.

L’UDC ci sarà sicuramente nella coalizione per Monti. Così come “Italia Futura”. Fini spinge per inserire anche FLI e Oscar Giannino con “Fare per fermare il declino”.
Enrico Bondi analizzerà i candidati per le liste e i principali componenti saranno annunciati già nei primi giorni dell’anno.

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