“La mafia al Nord non esiste”. Risuona continuo quel motivetto ilare di un politico pronto a lanciarsi per prendere la guida di una delle maggiori regioni di quel Nord.
Nel frattempo, ci sono cittadine in cui la mafia agisce disturbata solamente da alcune indagini che condannano, in primo grado, tanti colletti bianchi. E ci sono politici di ogni livello che prendono voti dalle ‘ndrine “a loro insaputa”.
Le voci che parlano, ancora prima dei risultati delle indagini, sono di pochi giornalisti e attivisti che decidono di aprire gli occhi e guardare in profondità. E le ritorsioni si chiamano intimidazioni e case in fiamme.
Di cosa non si deve parlare a Pavia?
A Pavia non si deve parlare di mafia e di criminalità urbanistica.
Insieme per Pavia è una lista civica, ispirata da Giovanni Giovannetti, cui collaborano alcuni elementi come l’avvocato Francesco Maurici, e rappresentata nel Consiglio comunale di Pavia da Walter Veltri. Le loro lotte principali sono nel campo dell’urbanistica: numerose sono state le denunce in varie sedi di abusi edilizi, per non parlare delle analisi riguardanti i piani regolatori comunali.
A metà febbraio le vetrine della sede del gruppo sono state sfasciate a picconate. Da allora, gli elementi sopracitati hanno subito atti intimidatori di crescente intensità.
Tutti questi elementi scrivono sul blog in cui vengono esposte queste denunce: “DireFareBaciare – luogo di sconfinamenti”.
Francesco Maurici è un avvocato con uno studio a Pavia, in via Roma, zona centrale vicina all’Università. Il suo ambito di lavoro è, principalmente, quello dell’urbanistica.
A novembre, sulla porta dell’ufficio, sono comparse due croci nere. Sono state cancellate. Sono ricomparse, subito dopo.
Walter Veltri, consigliere comunale di Pavia, per la lista “Insieme per Pavia”, all’opposizione, nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 dicembre, ha visto la sua auto bruciare. Si era parlato di cortocircuito, poi si è visto che la macchina era bruciata solamente all’interno del veicolo e, a quel punto, sarebbe stato un incidente assai selettivo nell’opera. L’incendio doloso è stato, poi, confermato, visto che l’impianto elettrico non mostrava il minimo sovraccarico. Per la cronaca, quella notte faceva anche un freddo becco e ha nevicato.
Giovanni Giovannetti è un giornalista e, soprattutto, un’attivista.
Due settimane fa, mentre non era in casa, ha subito una visita di ladri molto selettivi: non hanno preso nulla, ma hanno svuotato i cassetti e messo a soqquadro la casa. Si pensa che qualcuno stesse cercando le carte relative alle sue ricerche. L’intimidazione è una seconda ipotesi.
Ieri sera, chiunque sia stato, è andato oltre l’intimidazione. La casa di Giovanni è stata data alle fiamme: i Vigili del Fuoco hanno trovato la porta del seminterrato aperta quando sono arrivati. Il vicino di casa, visto che il giornalista era fuori, è riuscito a chiamare i Vigili in tempo e le fiamme hanno avvolto solo il seminterrato dell’abitazione. Giovanni riconosce che il fatto della porta aperta è chiaro segno di far intendere che l’incendio sia doloso.
Queste persone sono impegnate per cercare di evitare intromissioni criminali nell’ambiente dell’urbanistica. E, proprio in queste settimane si sta discutendo il “Piano di Governo del Territorio” del Comune di Pavia.
Guarda caso, proprio nelle stesse settimane, di fronte al Palazzo del Municipio era comparso uno scatolone con la scritta “Bomba”, subito bollato come ragazzata. Intanto, il Sindaco, Alessandro Cattaneo, ha sollecitato indagini della Procura.
E, intanto, PdL e Lega hanno tolto dal Piano di Governo alcuni interventi di privati.
Fino a quando si trattava di croci, si pensava a qualche sciroccato. Con la macchina, la casa a soqquadro e ora un incendio alla casa, la coincidenza non sembra più rintracciabile in tutti questi avvenimenti.
Vanno rintracciati gli autori di queste azioni.
E questi fatti vanno chiamati con il loro nome: intimidazioni mafiose.
Allego, qui sotto, il post scritto da Giovanni Giovannetti sul blog “DireFareBaciare” pochi minuti fa:
“Ladri” nuovamente in casa mia, anzi piromani. E se la notte tra il 30 e il 31 dicembre le fiamme non hanno avvolto l’intera abitazione lo si deve al tempestivo allarme dato da un vicino: fuoco nel seminterrato, la porta che dà sul cortile spalancata (in modo che non restassero dubbi sulla natura dolosa dell’incendio) così da rendere visibili le fiamme. Se l’allarme fosse scattato con qualche ritardo, se le fiamme si fossero via via propagate all’intero seminterrato, ora non saremmo qui a lamentare danni in fin dei conti contenuti (qualche centinaio di libri andati in fumo e poco più).
Un “ladro” mi aveva già fatto visita un paio di settimane prima (di nuovo tra domenica e lunedì). Forzando la finestra della cucina, nottetempo qualcuno era entrato, aveva aperto i cassetti e gli armadi in tutte le stanze per poi andarsene senza rubare niente. Un avvertimento: quasi a dire “non sentirti al sicuro nemmeno in casa tua; qui noi entriamo quando ci pare”.
A meno di non credere alla visita della befana, sembra scontato il nesso con le recenti battaglie sulla criminalità urbanistica (le lottizzazioni abusive di Punta Est al Vallone e di Green Campus al Cravino, oltre alla illecita cementificazione delle Ortaglie di via Langosco, per citare le più recenti) condivise con Franco Maurici, Walter Veltri, Paolo Ferloni e gli altri esponenti della lista civica Insieme per Pavia.
Sabato 15 dicembre l’auto del Consigliere comunale Veltri è andata a fuoco. Meno di un mese prima, sopra l’ingresso dello studio dell’avvocato Maurici per due volte qualcuno ha disegnato croci a morto.
Ma già il 16 febbraio, le vetrine di Insieme per Pavia sono andate distrutte a picconate; anche in questo caso era la seconda volta.
Il 17 maggio al blog Direfarebaciare è stato inoltrato questo anonimo commento, l’ultimo di una serie: «Stanotte è morto un mio amico. Siate più buoni. Non fate che qualcuno desideri danzare sulle vostre tombe».
Tutto questo per quale scopo? Atti intimidatori, volti a farci recedere dal denunciare la diffusa criminalità urbanistica cittadina? Le fantomatiche mafie? No, si direbbe una reazione emotiva (e sottolineo emotiva): voi danneggiate noi e noi danneggiamo voi, distruggendo vetrine, bruciando case e auto. Per ora rileviamo solo danni alle cose.
Ma al pari di certi episodi, desta inquietudine il laissez-faire delle Forze dell’ordine: secondo taluni l’incendio all’auto di Veltri, una Opel, non andava ritenuto doloso poiché «nei paraggi non era stata rinvenuta nessuna tanica di benzina» (sic!); l’auto non è stata poi sottoposta a sequestro e non si sono avuti accertamenti («sono indagini costose», hanno detto), anche dopo che il responsabile assistenza Opel Fabio Marazzi aveva potuto rilevare «l’integrità di tutto l’impianto elettrico presente nel vano motore, a partire dai fusibili di potenza dell’impianto situati nel vano batteria anteriore». Come ha scritto il perito, «non sono presenti segni di surriscaldamento che indurrebbero ad ipotizzare un cortocircuito».
I due carabinieri in borghese venuti a casa mia il giorno dopo la prima “visita” hanno ignorato alcune impronte lasciate dal “visitatore”, ben chiare sulla neve. Peggio: ci sono passati sopra. Solo sciatteria?
In gioco non è solo qualche bene immobile, ma la stessa coesione sociale, il senso della comunità, dopo che per anni le stesse istituzioni hanno sistematicamente gufato con affaristi e lestofanti interni ed esterni. Come è ovvio, la solidarietà di molti in queste ore è stata ben gradita. Ma ancora più gradito sarebbe l’abbozzo di una riflessione autocritica da parte di chi – a destra così come a sinistra – per decenni omertosamente ha taciuto le illecite istanze corruttive ai più alti quadri istituzionali, favorendo la rassegnazione quando non l’assuefazione civica, di fronte alla truffaldina deroga alle regole. E sto parlando dei responsabili politici e morali di questa deriva.
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