Google: dal 1° marzo le nuove regole privacy

Pubblicato il 28 febbraio 2012

Come annunciato, tra due giorni le nuove regole sulla privacy di Google entreranno in vigore. Da dopodomani tutte le informazioni rilasciate dagli utenti nei diversi servizi forniti da Mountain View (da Gmail a YouTube a Google Maps, solo per citarne alcuni) verranno combinate tutte insieme nella logica di far vivere all’utente una singola esperienza attraverso le diverse piattaforme, ma anche con l’obiettivo dell’azienda di «consolidare in una le norme di oltre 60 servizi specifici».

google-privacy1Un tema, quello della privacy sul web, sempre più attuale tanto che anche Barack Obama è sceso in campo nei giorni scorsi presentando le linee guida di una ‘carta dei diritti’ per la tutela di dati personali su Internet. L’Unione Europea ha chiesto a Google «una pausa» per analizzare se il cambio della policy determinasse o meno una violazione delle leggi europee in materia di protezione dei dati personali. Invito declinato dal colosso del web perché il ritardo avrebbe causato «una notevole confusione».

«Le modifiche sono state al centro di una grande attenzione che giudichiamo in modo positivo perché la privacy è importante. Tuttavia, ciò ha anche dato luogo ad alcuni fraintendimenti. La cosa più importante da tenere a mente è che facciamo tutto questo per rendere più comprensibile il nostro atteggiamento e i nostri impegni relativamente alla privacy e perché Google sia ancora più efficace per gli utenti» sottolinea Alma Whitten, direttore della privacy di Google in un messaggio di spiegazioni. «Il nostro approccio alla privacy non cambia. Queste modifiche non comporteranno la raccolta di nuove informazioni, non modificheremo le impostazioni della privacy delle persone né venderemo le informazioni personali dei nostri utenti agli inserzionisti».

Gli utenti che non sono interessati a condividere le informazioni, oltre a non loggarsi a Google, possono scegliere di usare il proprio browser in modalità incognita o privata, o cancellare la cronologia sul motore di ricerca. Inoltre possono utilizzare la dashboard di Google per esaminare e controllare le informazioni associate al proprio account (le spiegazioni sono contenute nella pagina predisposta ad hoc sull’homepage del motore di ricerca, in basso, alla voce ‘Nuove norme sulla privacy e termini di servizio’).

«Continueremo a cercare modi per aiutare gli utenti a comprendere e controllare le modalità di utilizzo delle informazioni che ci affidano», spiega Alma Whitten ricordando che Google proprio la scorsa settimana si è unita alla Casa Bianca e ad altre aziende in favore della proposta “Do Not Track”, cioè l’aggiunta di un pulsante che offre agli utenti la possibilità di limitare le informazioni che possono essere monitorate durante la navigazione. «Garantire trasparenza, controllo e sicurezza rimane fondamentale per conservare la fiducia degli utenti – conclude Alma Whitten – è proprio per gli utenti che Google è stato creato e riteniamo che queste modifiche renderanno i nostri servizi ancora migliori».

Potrete leggere la dichiarazione integrale della Whitten qui.

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Scoperto il "BatVirus", il ceppo dell'influenza chirottera

Dopo i maiali e i polli, ora bisogna preoccuparsi anche dei pipistrelli. Per la prima volta gli scienziati americani hanno trovato tracce di influenza anche nei loro “bei” corpicini, anche se il rischio di contagio del virus per l’uomo non è ancora del tutto chiaro.

pipistrello manoLa sorprendente quanto inquietante scoperta di frammenti genetici di un virus influenzale presenti nel Dna dei pipistrelli è stata fatta da Ruben Donis, direttore della Molecular Virology and Vaccines Branch del Center for Disease Control and Prevention statunitense.

«La maggior parte delle persone è erroneamente convinta che siano state già trovate tracce di virus dell’influenza in tutti gli animali possibili, ma non è affatto così», ha dichiarato Donis.

Il nuovo virus è particolarmente “irritabile”: gli scienziati non sono riusciti a farlo crescere nelle uova di gallina o in una coltura cellulare umana, così come invece accade con i ceppi influenzali più convenzionali. Ma attenzione, ciò non significa che non rappresenti una minaccia per la salute umana. Se infatti dovesse ibridarsi con le forme più comuni di influenza, potrebbe facilmente dar corso a una pandemia globale.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of Nati onal Academy of Sciences. Il team del CDC ha raccolto il campione di pipistrelli nei quali è stato intercettato il nuovo virus in un avamposto internazionale in Guatemala.

Lo studio del Center for Disease Control di Atlanta ha esaminato 360 esemplari di pipistrelli catturati nel paese tra il 2009 e il 2010. In tre degli esemplari, tutti della specie vegetariana Sturnira lilium, molto diffusa in centro e sud America, è stato trovato il virus A H1N1, anche se di un tipo molto diverso da quello che ha causato la pandemia nel 2009: «Nonostante la divergenza dai tipi di virus A conosciuti, anche quello trovato nei pipistrelli è compatibile con uno scambio genetico con il virus umano nelle cellule – scrivono gli autori – questo suggerisce che ha la capacità di contribuire a un riassortimento che può dar vita a nuovi virus pandemici o capaci di trasmettersi tra gli animali». «Si tratta di animali che mangiano frutta e insetti, ma che non mordono le persone. Eppure – ha concluso lo Ruben Donis riferendosi ai pipistrelli – non è da escludere la possibilità di un contagio».

sanit-casi-influenza-da-ahn-ma-trend-secondo-attese-1Nel 2009, mentre i sintomi dell’H1N1 cominciavano ad affievolirsi, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) avviava una clamorosa indagine sull’ipotesi che il virus fosse stato in realtà creato in laboratorio, forse per un errore umano. A dare avvio all’inchiesta, fu un rapporto elaborato dal ricercatore australiano Adrian Gibbs il quale scoprì che le caratteristiche genetiche del virus erano quelle tipiche dei virus coltivati nelle uova che i laboratori in genere utilizzano per la ricerca dei vaccini.

Se anche questa variante influenzale sia stata creata in laboratorio non ci è dato per ora saperlo, ma una cosa è sicura: non ci sarebbe da meravigliarsi.

L’anno scorso, Ron Fouchier, virologo dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam ha messo a punto in laboratorio, modificando geneticamente il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria, «probabilmente uno dei virus più pericolosi che si possano creare». Se il nuovo patogeno fosse rilasciato in natura causerebbe una pandemia quasi certamente mortale per milioni di persone. Con cinque modifiche, l’H5N1 è diventato trasmissibile per via aerea.

Quello che ci si chiede è: perché mai costruire un virus potenzialmente letale? Per Fouchier capire esattamente quali mutazioni rendono il virus trasmissibile aiuta gli scienziati a cercarle sul campo e a prendere misure di controllo più aggressive nel momento in cui una o più mutazioni di aggiungono al quadro…

La rivista Science ha presentato a riguardo un aspetto molto critico: il pericolo che la pubblicazione di tutti i dettagli dello studio metta a repentaglio la sicurezza della popolazione. Un gruppo di bioterroristi potrebbe infatti cercare di mettere a punto lo stesso virus e usarlo come arma di minaccia o distruzione.

Mi sento di aggiungere una cosa per chiudere: l’aspetto critico di tutta questa faccenda è il fatto stesso che il virus da laboratorio esista e guardiamoci bene dall’accusare o dal prevedere un attacco da parte di bioterroristi. Di solito sono altri ad utilizzare tali “armi”, magari coloro che non hanno bisogno di rubarle o riprodurle, perché già la possiedono.

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Siria: Bombardamenti sui civili e Referendum costituzionale

Il popolo Siriano ha votato il Referendum costituzionale proposto dal presidente Al Assad, approvandolo secondo il governo di Damasco con l’89% dei consensi relativi ad un’affluenza del 57,4%. Benché sui dati pesi la forte eventualità della presenza dei brogli, essi registrano la profondissima spaccatura che divide il paese tra i fedeli al governo e i dissidenti, che hanno come roccaforte la città di Homs.

Proprio nella città a ovest del paese, come fecero i crociati sul Krac dei cavalieri, una fortezza che si erge su un altopiano a pochi chilometri dal centro, i ribelli siriani stanno combattendo strenuamente contro l’aggressione militare delle milizie regolari di Damasco, che secondo fonti attendibili, avrebbero già ucciso 700 persone, soprattutto nel quartiere di Baba Amro. La cartina fornita da Syriamap.wordpress.com ci aiuta ad individuare le zone dove il conflitto civile a Homs sono più costanti e violente, evidenziandole con il colore rosso.

Cattura

Il presidente Bashir Al Assad ha intanto promesso elezioni democratiche entro 3 mesi, risultando paradossale alla luce della sua condotta omicida nei confronti di quella parte della popolazione che ha fatto proprio della richiesta di metodi democratici la propria bandiera. Un consenso a chiazze tenuto in piedi da fitte reti di clientelismo, e dal fatto che nei grandi centri urbani fedeli al presidente sembra di vivere in un altro paese rispetto agli scenari apocalittici della repressione violenta di Homs, tiene in piedi un irreale stato di eventi in cui il governo riesce ancora a trovare l’appoggio di Cina e Russia, in quanto potenzialmente ancora democratico.

Un paese diviso in due, come uno specchio scisso in due tonalità cromatiche differenti, proietta la sua ombra sul planisfero, dividendo anch’esso in blocchi contrapposti. La Cina e la Russia, infatti, sono contrari ad un’azione militare a salvaguardia dei ribelli, e sono appoggiati dagli stati meno moderati del Medioriente. Dall’altra parte gli USA rimangono bloccati nell’indecisione del loro presidente Obama, che sta pesando le possibili ripercussioni e i vantaggi che potrebbero influenzare la sua nuova candidatura, come un orafo che minuziosamente pone sui due piatti della propria bilancia piccole scaglie di metallo in entrambi per arrivare ad una conclusione circa il loro peso effettivo, ignorando però la tara effimera, che in questo caso è l’esigenza immediata di una presa di posizione a favore solo della fine della mattanza di civili che un governo sta perpetrando sul suo stesso popolo.

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Roma sommersa dai debiti

AlemannoNella giornata del 27 febbraio, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha incontrato il sindaco di Roma Gianni Alemanno a palazzo Chigi per far il punto sulla situazione economica della Capitale. La situazione è stata spiegata in una nota riportata dal Comune: “Malgrado lo sforzo dell’amministrazione capitolina di razionalizzazione e riduzione della spesa in questi ultimi anni, il debito accumulatosi nel passato continua a pesare sugli equilibri del bilancio di Roma Capitale e dello Stato”.


I NUMERIPerciò non basteranno nemmeno i 500 milioni che il Comune dovrà incassare dall’Imu (il 10% dovrebbe provenire dagli immobili commerciali del Vaticano) quest’anno. In particolare, nei conti romani mancano i 700 milioni che gli deve la Regione per il trasporto pubblico ed il mancato incasso di 2 miliardi da parte del Commissario di governo al debito.
Al termine dell’incontro, si è deciso di accorciare i tempi della redazione del secondo decreto legislativo su Roma Capitale, che permetterà di aumentare il numero di consiglieri comunali a 60 membri, di accelerare il rientro dei crediti attraverso due specifici tavoli tecnici e di vendere 15 caserme, come già previsto da un accordo firmato dal Comune e dal governo Berlusconi. Quattro verranno semplicemente vendute per un introito previsto di 500 milioni mentre le altre 11 verranno trasformate in abitazioni o adibite ad altri usi civili per pagare altre fonti di spesa, tra cui gli appalti per la linea C della metropolitana cittadina.
Ma non mancano le polemiche per la nomina del nuovo responsabile del personale della Acea: è Paolo Zangrillo, fratello di Alberto, medico personale di Silvio Berlusconi. Lo stipendio di Zangrillo sarà di 300 mila euro l’anno, nonostante l’Acea abbia un forte indebitamento e sia stata coinvolta nello scandalo conosciuto come “Parentopoli”.

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Escluse le scuole no-profit (?) dal pagamento dell'Imu

NO-PROFITAlla fine, a mettere a tacere i dissensi, in particolare delle associazioni religiose, nei confronti di un possibile presunto emendamento che avrebbe previsto il pagamento dell’Imu da parte delle scuole cattoliche, ci ha pensato lo stesso Mario Monti presentandosi di persona alla commissione industria del Senato che sta discutendo il pacchetto sulle liberalizzazioni.

Ancora una volta l’infallibile Primo Ministro sembra essere riuscito a fare chiarezza senza lasciare spazio al dubbio, lo dimostra il fatto che tutti i partiti paiono aver accolto favorevolmente le sue precisazioni, che tuttavia sono al momento piuttosto generiche.

Il dato di fatto è che sono state esentate dal pagamento dell’Imu (che dal 1° Gennaio 2012 ha sostituito l’ICI) le scuole paritarie che svolgono attività in modo concretamente (così come afferma lo stesso Monti) non commerciale. Pare, quindi, apparentemente che gli istituti della Chiesa possano rientrare tra gli enti no-profit e che siano conseguentemente esentati dal pagamento dell’imposta sugli immobili.


Monti ha individuato tuttavia tre fondamentali e ragionevoli parametri attraverso i quali considerare non commerciali le scuole:

– le scuole devono svolgere un’attività paritaria assimilabile a quella pubblica, con particolare riferimento ai programmi scolastici, all’applicazione dei contratti nazionali al corpo docente e all’accoglienza degli alunni con disabilità

– il servizio deve essere aperto a tutti i cittadini alle medesime condizioni, così come le modalità di selezione all’ingresso devono essere stabilite sulla base di norme non discriminatorie

– in ultimo l’organizzazione della scuola, anche dal punto di vista delle rette, deve essere tale “da perseverare senza alcun dubbio la finalità non lucrativa. Gli avanzi dunque non siano un profitto ma sostegno direttamente correlato ed esclusivamente destinato alla gestione dell’attività didattica”.

Nonostante la genericità dei criteri sopra indicati in riferimento ai quali lo stesso Monti afferma che la specificazione dei dettagli che contribuiranno a definire gli istituti esenti e quelli soggetti al pagamento verrà fatta in un decreto del ministero dell’Economia, sembra che la decisione sia totalmente in linea con la legge 62/2000, in particolare con l’articolo 1 comma 8 secondo cui alle scuole paritarie si applica il medesimo trattamento fiscale previsto per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, poiché ne hanno i medesimi requisiti.

Ma che cosa si intende realmente per scuole (cattoliche o non cattoliche) no-profit?

A questo proposito è di assoluta necessità una formulazione più dettagliata e chiara di ciò che viene considerato profit o no-profit, in particolare perché, come afferma Francesco Macrì (presidente della Fidae) durante un’intervista a radio Vaticana le scuole paritarie cattoliche ricadono sotto una tipologia un po’ complessa: per certi versi infatti sono gestite da enti no profit, ma per altri risultano attività commerciali.

Nascono quindi in questo senso i primi interrogativi nei confronti delle apparentemente limpide e inattaccabili affermazioni del nostro amato (a livello nazionale e internazionale) Primo Ministro.

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Il bacio di Brandon e Dalan fa il giro del mondo. E’ finita l’era del “Don’t ask, don’t tell”


La foto del bacio tra Brandon e DalanIl bacio è il simbolo universale dell’amore e porta con sé un tripudio di emozioni che spesso vengono trasmesse a chi ti sta intorno e non può far a meno di notare la bellezza dell’immagine. Ed è proprio quello che hanno pensato in molti dopo aver visto per la prima volta questa fotografia.

In principio fu Marissa Gaeta, sottoufficiale della Marina militare statunitense che, appena sbarcata sul molo in Virginia, fregandosene dei pregiudizi dei passanti, strinse a sé la sua compagna, Citlalic Snell, baciandola intensamente come solo gli innamorati possono fare. Oggi, a distanza di pochi mesi, tocca ad una coppia di soldati dell’esercito americano fare coming out e riabbracciarsi davanti ad una folta platea di colleghi al ritorno da una lunga missione che li ha tenuti lontani per mesi.

Guardando questa foto non si può che provare una fitta al cuore e condividere la gioia di queste due persone. Si tratta di Brandon Morgan e del suo ragazzo, Dalan Wells, al ritorno di Brandon dal suo sforzo bellico in Afghanistan, dove ha rischiato la vita per difendere il suo paese.

Va proprio detto, quando una coppia si ama ed è costretta a stare separata, soprattutto per atti nobili come quelli che riguardano la difesa della patria, non importa il genere del soggetto, stringere a sé la persona amata al suo ritorno è davvero la più bella sensazione del mondo.

Dopo ’abolizione del Don’t Ask Don’t Tell, la legislazione americana che ammetteva il personale in servizio omosessuale a patto che rinunciasse a rivelare in pubblico la propria sessualità, tutti i militari omosessuali possono finalmente mostrarsi con il loro partner in piena libertà, pubblicamente e senza timore.

La foto di Brandon e Dalan è stata pubblicata dal Daily Mail ed ha già fatto il giro di mezzo mondo per il suo significato profondo. Essa rappresenta infatti una piccola vittoria in una battaglia profondamente ingiusta.

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Bowling a Chardon: ennesima sparatoria in una scuola degli States

Pubblicato il 27 febbraio 2012

Sono le 7.30 del mattino, in Ohio, nella caffetteria della Chardon High School, quando un giovane liceale apre il fuoco sulla folla prima di essere allontanato da un professore e successivamente arrestato dalla Polizia.

1133150-ohioLa storia tristemente si ripete e l’America dovrà fare nuovamente i conti con le conseguenze di questo folle atto che è costato la vita ad una persona. Attimi di panico, l’incubo della Columbine High School che irrompe prepotente, ragazzi nascosti sotto i tavoli o dentro gli armadietti, quattro feriti ed uno ucciso. Secondo quanto dichiarato da una tv locale affiliata alla Cnn il gesto di follia sarebbe stato compiuto da uno studente che, da quanto hanno riferito alcuni ragazzi che lo conoscevano, avrebbe annunciato le sue intenzioni di andare a scuola armato già sabato scorso con un messaggio postato su Twitter. Nessuno lo aveva preso sul serio, pensando ad uno scherzo.

Il giovane è stato arrestato dalla polizia mentre cercava di fuggire dopo che un insegnante era riuscito ad allontanarlo dalla scuola. Gli investigatori stanno perquisendo la sua abitazione. Il suo nome, secondo le testimonianze, è T.J. Lane. Si sarebbe trasferito con la famiglia da poco e viene descritto, da chi lo conosce, come un bravo ragazzo, molto tranquillo ed educato. Secondo le prime indiscrezioni che emergono dalle indagini, lo studente non avrebbe sparato a caso, ma avrebbe puntato su obiettivi ben precisi. E’ stato catturato poco distante dalla scuola dove si era mischiato ai passanti, dopo essersi liberato dell’arma.

Columbine-caf-new mediumNonostante le assonanze tra l’atto di Lane e quello di Eric Herris e Dylan Klebold (Columbine, 1999) o di Seung-Hui Cho (Virginia Tech, 2007) siano molte, ancor di più sono le dissonanze.

Herris e Klebold (12 vittime e 24 feriti), e Seung-Hui Cho (32 vittime) sono stati definiti dalla NCAUC (National Center for the Analysis of Violent Crime) dei mass murderer. Questo termine indica un assassino che abbia compiuto un omicidio di massa, uccidendo almeno tre persone, contemporaneamente e nello stesso luogo, con motivazioni che non devono però essere correlate ad azioni terroristiche o alla criminalità organizzata. Questi killer sono con ogni probabilità affetti da patologie psichiche gravi e spesso, dopo aver portato a segno il primo crimine, si suicidano. Il fatto stesso che Lane stesse tentando di fuggire, che avesse delle mire precise (non ha colpito a caso come nella tragedia della Columbine) e con ogni probabilità siano entrate in gioco cause passionali o problematiche nelle relazioni interne ad un gruppo circoscritto, ci informano di quanto i due casi siano differenti.

Fatto sta, che l’omicidio di massa “classico” sembrerebbe un tipo di crimine tipico dei paesi maggiormente industrializzati: emblematicamente, ad oggi, sono gli Stati Uniti d’America a detenere il primato di questi delitti.

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Val Di Susa: una delegazione NoTav è stata ammessa al Comune di Torino


ULTIMORA
– Una delegazione NOTAV è stata ammessa nella Sede del Comune di Torino, dove è in corso il Consiglio Comunale. Sotto il Comune vi erano i manifestanti del Presidio in solidarietà con Luca Abbà. Delegazione: Andrea Merlone, Giluano Giuliano Ramazzotti, Simonetta Zandiri, Massimo Zucchetti. L’ultimo punto all’odg del Consiglio prevede un’audizione dei Capigruppo durante la quale la delegazione potrà esprimere le proprie posizioni e conoscere quella del Consiglio sui fatti di oggi alla Clarea. E’ intervenuto anche Fassino.



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Pompei: tante parole, pochi fatti e infiniti crolli

Questo pomeriggio, su via dell’Abbondanza, un forte vento è stato in grado di staccare una porzione di un metro e mezzo d’intonaco dalla parete della Domus in cui è raffigurata la Venere in Conchiglia, un tempo colorato di rosso, oggi visibilmente sbiadito.

1132877-pompei0305s5I frammenti sono stati recuperati dai tecnici della Sopraintendenza per essere ricollocati. La Domus colpita, è un edificio compreso nel piano “Salva Pompei” stipulato con l’Unesco, per il quale sono stati stanziati 105 milioni. In una nota, la Soprintendenza spiega che «questa mattina, a seguito delle cattive condizioni meteorologiche, si è constatato il distacco di una parte dell’intonaco di preparazione (circa 1,50×1,50 metri) di una delle pareti dell’atrio della casa della Venere in Conchiglia. Analoghi, circoscritti distacchi hanno interessato la superficie di rivestimento in cocciopesto grezzo di una delle pareti della fullonica ubicata nella Regio VI, insula 14, 22 (70 centimetrix1,50 metri) e di uno stipite situato lungo vicolo delle Terme Regio VII, insula VI (20×20 centimetri)».

Nonostante i tecnici della Soprintendenza, guidati dal direttore degli scavi, Antonio Varone, sono tempestivamente intervenuti per predisporre un intervento di ripristino da parte dei restauratori del locale laboratorio di restauro, che «garantirà il recupero pressoché totale dei paramenti», la situazione rimane davvero precaria.

«Pompei non è in emergenza, si sta sfaldando», afferma la giornalista e Senatrice Diana De Feo all’Adnkronos, parlando di «situazione gravissima perché i crolli non sono resi noti tutti, ma solo uno su nove viene denunciato». La De Feo denuncia la «mancanza di una vera squadra di manutenzione perché quella che c’è, composta da quattro persone che si devono dividere tra Pompei e l’area dei Campi Flegrei, è insufficiente». La senatrice annuncia un’interrogazione parlamentare al ministro Ornaghi per «sapere cosa c’è in cassa, quali sono i lavori e come è stato impiegato il denaro da un anno a questa parte». «Chiederò anche – conclude – che mentre partono le gare di appalto per i lavori previsti dal piano Unesco, si allestisca una squadra numerosa di operai per l’urgentissima manutenzione ordinaria».

domus pompei crolloLa scorsa settimana, sempre il vento, unito alle piogge cadute nei giorni scorsi, aveva provocato il distacco di circa un metro di intonaco grezzo da un muro esterno al Tempio di Giove.

Alcuni frammenti di intonaco provenienti da un muro non affrescato di colore grigio-bianco, erano caduti nell’antico luogo di culto pagano, un gioiello dell’archeologia. I pezzi, secondo quanto reso noto, sono stati tutti recuperati, e si sarebbe trattato di un danno non rilevante. Il tempio, situato nella parte settentrionale del Foro, risale al 250 a. C. Nel 79 d. C., quando ci fu l’eruzione che distrusse la città. Era in fase di ristrutturazione resasi necessaria dopo il terremoto del 62 d.C.. Della struttura originaria, hanno resistito al tempo e alle sue incurie il pronao e il corridoio che separa le scalinate dall’entrata al Tempio, di cui restano quattro colonne laterali. Insieme ad esso anche la cella rettangolare con un colonnato interno e tre nicchie sulla parete di fondo destinate a ospitare le statue di culto, secondo l’originaria disposizione quando fu trasformato in Capitolium. Dopo l’80 a.C. vi si venerarono anche Giunone e Minerva, oltre a Giove. Delle statue un tempo custodite resta solo una grande testa di Giove (sul tipo del Giove di Otricoli) ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

pompei crolloDopo il crollo della Domus dei Gladiatori nel 2010, che suscitò enormi polemiche ed ebbe anche un certo impatto mediatico, Pompei è tornata tra i suoi silenziosi scricchiolii. Il crollo dell’intera Domus dei Gladiatori, così chiamata perché al suo interno gli atleti si allenavano e nella quale deponevano le armi all’interno di alcuni incassi ricavati nei muri, scatenò l’opinione pubblica e i politici fecero a gara per dire la loro denunciando l’accaduto.

«Quello che è accaduto a Pompei dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l’Italia» dichiarò il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, commentando il crollo nell’area archeologica. «E chi ha da dare delle spiegazioni – aggiunse – non si sottragga al dovere di darle al più presto e senza ipocrisie».

«Questa mattina presto – spiegarono i custodi – è crollato prima il muro della Domus, e poi, data la pesantezza del soffitto che è in cemento armato, è crollata l’intera Domus dei Gladiatori. Sembra – dissero – che siano state le infiltrazioni d’acqua a causare il danno».

Anche secondo quanto si apprese dalla Sovrintendenza le cause del crollo potevano essere attribuite o alle piogge che avevano creato delle infiltrazioni all’interno di un terrapieno esistente al lato della Schola, oppure al peso del tetto della palestra stessa. La casa, infatti, fu bombardata durante la Seconda guerra mondiale e la copertura fu rifatta tra gli anni ’40 e gli anni ’50. È probabile – fecero sapere dalla Sovrintendenza – che le mura antiche, dopo anni, non abbiano più retto al peso del tetto.

«Sono mesi che denuncio, con articoli ed interrogazioni, il degrado allarmante degli scavi di Pompei. Il gravissimo crollo di stamattina è la dimostrazione che il Governo e il Ministro Bondi hanno sottovaluto la situazione e raccontano, da tempo, un bel po’ di sciocchezze» affermò in una nota Luisa Bossa, deputata del Pd ed ex sindaco di Ercolano. «Quando abbiamo posto la questione del degrado negli scavi – dice la Bossa – Bondi ha risposto in modo piccato e risentito, difendendo il lavoro dei suoi commissari. Il crollo della Domus dei gladiatori è la drammatica, ma inevitabile, risposta a chi pensa che governare significhi raccontare una balla al giorno, attaccando chi a quella balla non crede perché le cose va a guardarle con i suoi occhi. La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica».

Anche il sindaco di Pompei Claudio d’Alessio espresse il suo disappunto senza mezzi termini: «Questa ennesima brutta notizia poteva essere evitata». Il cedimento dell’edificio, secondo d’Alessio, fu un crollo annunciato: «succede quando non c’è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica. C’è il dispiacere tipico di una comunità – sottolineò il sindaco – di un territorio su cui vi è il museo all’aperto più grande del mondo e che purtroppo viene trascurato».

«Questo ennesimo caso di dissesto ripropone il tema della tutela del patrimonio culturale e quindi della necessità di disporre di risorse adeguate e di provvedere a quella manutenzione ordinaria che non facciamo più da almeno mezzo secolo» disse invece Roberto Cecchi, segretario generale dell’ex Ministero per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi. «La cura di un patrimonio delle dimensioni di quello di Pompei – aggiunse Cecchi – e di quello nazionale non lo si può affidare ad interventi episodici ed eclatanti. La soluzione è la cura quotidiana, come si è iniziato a fare per l’area archeologica centrale di Roma e per la stessa Pompei».

Come riportato da Luca Del Fra de L’Unità, circa due anni fa, dopo i crolli reiterati, mentre l’allora ministro Bondi incolpava la sinistra dei disastri, una commissione dell’Unesco era piombata nell’area archeologica per capire cosa davvero stesse succedendo. La relazione Unesco bocciò l’opera di Marcello Fiori, commissario straordinario voluto da Bondi reperito dalla Protezione civile: in generale per la mancanza di manutenzione e di conservazione, e in particolare individuando le cause dei crolli nella mancata irregimentazione della acqua piovana; giudicò inutili e avventati i lavori promossi da Fiori per valorizzare il sito, come l’orribile rifacimento del teatro nuovo.

Tra gli ispettori Unesco c’era Alix Barbet, l’insigne archeologa esperta in pitture dell’età romana: non le sfuggì la mancanza di alcuni affreschi smontati dalle collocazioni originali e ne chiese conto, ma nessuno seppe rispondere. Si recò in questura e fece un esposto: gli affreschi vennero rintracciati in un magazzino, dove furono evidentemente «dimenticati».

La relazione dell’Unesco si concluse con 19 raccomandazioni di fuoco allo Stato italiano: più di tutte bruciò l’accusa di non aver capito l’importanza universale di Pompei. L’Unesco infatti non protegge siti belli o di per sé importanti e suggestivi, ma ciò che ha valore per tutta l’umanità e il cui significato deve essere conservato e non disperso.

thumbfalse1292512057477 475 280Torneranno nel 2013 gli ispettori dell’Unesco, ma la lezione proprio non sembra essere servita. Nel frattempo, si sono limitati a segnalare una situazione di progressivo degrado e una decina di Domus in immediato pericolo.

Impressionati dalla situazione di Pompei, gli ispettori dell’Unesco già due anni fa contattarono le fondazioni internazionali dedite al mecenatismo: si interesso la Fondazione Défense, una cordata di imprenditori che può godere di agevolazioni fiscali per gli investimenti in cultura non solo in Francia ma in tutta la Ue. Si parlò di 200 milioni di euro e, improvvisamente, scese subito in campo un’altra cordata, di imprenditori napoletani questa volta: soldi zero, ma disposti a realizzare a pagamento – con i soldi dei loro colleghi francesi, che faranno bene a stare molto attenti – una serie di opere intorno al sito: alberghi, ristoranti, centri commerciali, info-point e vai così.

Il rischio di cementificazione intorno al sito è tutt’ora reale: sempre il decreto «Salva Pompei» prevede infatti che interventi cosiddetti urgenti «all’esterno del perimetro delle aree archeologiche (di Pompei) possono essere realizzati in deroga alla pianificazione urbanistica».

Dopo tutto questo putiferio è tornata la “quiete”. Ma la situazione non sembra essere affatto migliorata. Anzi, i crolli continuino ogni giorno a smantellare un patrimonio culturale assoluto italiano e dell’umanità, uno dei siti archeologici più famosi al mondo.

Ricordando che c’è sempre colui che riesce a lucrare, anche sulle ceneri di qualcosa che in passato fu grande, concludo con la previsione di Luca del Fra, sperando tanto che si sbagli.

Pompei anno 2016: un anello di cemento, fatto di alberghi, centri commerciali e benessere con altisonanti nomi tipo Hotel Polibio, Epicurus Lounge, Resort Casti Amanti, circonda una area ex archeologica oramai ridotta a discarica del passato.

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La Germania commissaria il fisco greco

commissariamento

Una task force di 160 esattori fiscali si prepara a volare da Berlino ad Atene per commissariare il fisco ellenico. Ad annunciarlo il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. La missione di consulenza fiscale è stata decisa di comune accordo col Fondo Monetario Internazionale e L’Unione Europea. Ma non sono stati ancora specificati i modi e i tempi dell’operazione. L’unica cosa per ora certa è che i tecnici dell’entrate dovrebbero sbarcare all’ombra del Partenone per ottimizzare il servizio di riscossione tributaria. Obiettivo: recuperare un bel gruzzolo dall’evasione, che costa al Paese un totale di circa 60 miliardi di euro l’anno. Una cifra enorme, pari a quasi ad un quinto del Pil, che farebbe di sicuro comodo alla Grecia per alleggerirsi dal fardello del debito pubblico e slegarsi così dall’eccessivo condizionamento dei piani di salvataggio che la Troika sta erogando a suo favore.

Di fronte alla notizia del commissariamento, le reazioni non sono unanimi. Alcuni dirigenti pubblici ellenici provano a mostrarsi politically correct: “tale assistenza, congiuntamente al miglioramento della qualità e dell’efficienza della pubblica amministrazione greca, risulta molto gradita”. Altri, invece, non nascondono lo scetticismo. “Non abbiamo bisogno di aiuto esterno – dichiara un alto dirigente dell’amministrazione fiscale greca – ma migliori sistemi informatici e più collaborazione con gli altri dipartimenti governativi”.

Il rischio è che lo sbarco degli esperti teutonici possa riaccendere il sentimento antitedesco in Grecia. Solo poche settimane fa, tralaltro, all’indomani dell’approvazione delle misure di austerity da parte del Parlamento, in piazza Syntagma non sono mancate violente manifestazioni di protesta contro la linea dura adottata da Berlino. Bandiere tedesche bruciate e pesanti sbeffeggiamenti ai danni della cancelliera Merkel, ritratta da un quotidiano nazionale in uniforme nazista, sono stati gli episodi che hanno allarmato maggiormente l’opinione pubblica internazionale.


Ma la Germania questa volta non è pronta a fare sconti in nome della “democrazia”. In qualità di prima economia dell’Eurozona, infatti, Berlino contribuisce in maniera più consistente di altri paesi al piano di salvataggio. La Germania dunque ha tutto l’interesse a far sì che il piano di prestiti internazionali sortisca i propri effetti senza che questi vengano neutralizzati dalle inefficienze della macchina amministrativa ellenica o da un’evasione fuori controllo. Proprio oggi, fra l’altro, la Cancelliera Angela Merkel, durante la dichiarazione preliminare alla votazione da parte del Bundestag del piano europeo contro la crisi del debito, ha ribadito che “i rischi di un default della Grecia sarebbero incalcolabili. E che nessuno può valutare le ripercussioni che avrebbe anche su Paesi in crisi come Portogallo, Spagna, Italia”. Insomma, la spada di Damocle pende su Atene. Ma questa volta Damocle parla tedesco e veste i panni di un esattore. Un eventuale passo falso da parte della Grecia significherebbe kaput!

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